domenica 31 agosto 2014

Sabato 30 agosto 2014

Il Kammi team sempre al lavoro, non si ferma neanche davanti alle intemperie.

Nonostante il tempo non fosse dei migliori, qualche imperterrito guerriero affrontava "Lo Stelvio", si signori proprio lui "il Capitano" con la sua bici da corsa assieme ad altri due amici in Mtb raggiunge la cima più alta d'Italia, in una giornata che tutto sembra tranne che una giornata estiva del mese di agosto. 

A prova dell'impresa ecco alcune immagini scattate durante il tragitto:

"il Capitano" Domenico

























Ma diamo anche alcune informazioni sul Passo dello Stelvio:

Passo dello Stelvio
Il passo dello Stelvio (Stilfser Joch in tedesco, 2758 m.s.l.m.) è il valico automobilistico più alto d'Italia e il secondo in Europa dopo il colle dell'Iseran (2770 m).

Caratteristiche

Dal punto di vista geomorfologico il passo divide le Alpi Retiche occidentali dalle Alpi Retiche meridionali. Il passo si trova all'interno del Parco nazionale dello Stelvio vicino ad importanti massicci come il monte Livrio, l'Ortles ed il monte Scorluzzo.
Il passo si trova in prossimità del confine con i Grigioni svizzeri, a cui è collegato tramite il vicino Giogo di Santa Maria-Passo dell'Umbrail (2503 m s.l.m.).
La strada statale omonima che lo attraversa, collegando Bormio e la Valtellina con Trafoi e la val Venosta, conta ben 48 tornanti sul versante altoatesino e 36 su quello lombardo.
Su tutti e tre i versanti, i due italiani e quello svizzero, il passo rimane chiuso durante l'intero periodo invernale (chiusura invernale) e oltre tra ottobre e maggio.
Lo Stelvio è da sempre un importante collegamento estivo specialmente per la sua vocazione turistica e sportiva, non solo per il turismo sciistico e montano, ma anche perché meta ambita di ciclisti e motociclisti.

Storia

All'inizio dell'Ottocento l'imperatore Francesco I d'Austria volle una nuova strada che potesse collegare la val Venosta direttamente con Milano, allora territorio austriaco, attraverso la Valtellina.
L'incarico fu affidato all'ingegnere capo della Provincia di Sondrio, Carlo Donegani (1775-1845), esperto d'ingegneria stradale d'alta montagna e già progettista del passo dello Spluga.
I lavori cominciarono nel 1822 ed occuparono una grande quantità di operai, ingegneri e geologi. Dopo soli tre anni nel 1825 l'opera fu compiuta e venne inaugurata alla presenza di un soddisfatto imperatore Ferdinando. L'opera costò circa 2.901.000 fiorini. Per Donegani fu una pioggia di onorificenze.
Nei pressi del passo, sulla parte altoatesina (allora austriaca), furono costruiti dall'Impero austro-ungarico tre fortificazioni: il forte Gomagoi, il forte Klein Boden e il forte Weisser Knott, facenti parte dello sbarramento Gomagoi. Proprio al passo invece ci sono i resti della fortificazione Goldsee.
Fino al 1915 il valico era percorso tutto l'anno da un servizio di diligenze grazie all'efficiente opera degli spalatori durante l'intero inverno. Con l'arrivo della prima guerra mondiale fu teatro di aspri scontri tra la fanteria austriaca e quella italiana, essendo il passo proprio sul confine italo-austriaco.
Dopo la vittoria del 4 novembre entrambi i versanti furono italiani, il passo perse il suo significato originale di collegamento Vienna-Milano e fu decisa la chiusura invernale.
Dal 2014, per accedere al passo dal lato altoatesino, è previsto un pedaggio da pagare.

Lo Stelvio e lo sci estivo

Nei primi anni trenta del XX secolo, sul ghiacciaio sovrastante il passo, il CAI Bergamo costruì il Rifugio Livrio, dove si tenevano anche i primi corsi di sci estivo e di arrampicata su ghiaccio.
Dopo la seconda guerra mondiale lo Stelvio conobbe una notevole e crescente popolarità grazie all'idea di Giuseppe Pirovano e della moglie Giuliana Boerchio, i quali, all'inizio degli anni cinquanta, decisero l'apertura di una ben organizzata scuola di sci estivo sul ghiacciaio, dapprima utilizzando la Capanna Nagler, poi costruendo altri due moderni rifugi sul margine del ghiacciaio e uno nelle vicinanze del passo.
Dalla prima esperienza di Giuseppe Pirovano la situazione è molto cambiata, con l'apertura di numerosi alberghi ed altrettante scuole di sci. La più rinomata rimane l'Università dello sci, quella fondata da Pirovano e di cui ancora porta il nome nonostante ora sia sotto la proprietà della Banca Popolare di Sondrio, che qui detiene anche lo sportello bancario più alto d'Europa.
Dal parcheggio del passo si raggiunge con una prima funivia (collega il passo al monte Trincerone) quota 3000 m, da cui con un'altra moderna funivia Funifor costruita dalla Hölzl si raggiunge il Livrio. Qui è possibile usufruire di 4 skilift (Geister 1 e 2, Payer, Cristallo) che permettono l'accesso alle piste del ghiacciaio.

Lo Stelvio e il ciclismo

Il passo dello Stelvio, classificabile come una salita alpina lunga, dal grande dislivello e dalla grande quota altimetrica raggiunta, con pendenze di media difficoltà, è una salita affascinante e impegnativa da tutti e tre i versanti (italiani e svizzero).
Il più difficile è però quello italiano-altoatesino che, a partire da Prato allo Stelvio (915 m s.l.m.), sale per quasi 26 km con pendenze via via crescenti (circa l'11% nell'ultimo chilometro). La prima parte della salita (primi 8 km) è la più pedalabile con pendenze intorno al 5%. Poi, superato il bivio per Solda dopo un falsopiano, iniziano i 48 tornanti con pendenze medie intorno all'8-9%. Si sale regolari, passando per Trafoi, fino al passo con gli ultimi km un po' più duri dei precedenti. La pendenza media è del 7,7%, la pendenza massima è dell'11% per un dislivello complessivo che supera i 1800 m.
Sul versante lombardo la salita inizia da Bormio (1225 m s.l.m.), ha meno dislivello, è lunga circa 21,5 km e conta 36 tornanti; dopo circa 15 km vi è il Pian di Grembo un tratto di circa un chilometro con pendenze modeste. Gli ultimi 2–3 km, i più duri, si attestano intorno all'8%. La pendenza media è del 7,1%, quella massima del 9,5% (tra il km 10 e il km 11), per un dislivello complessivo che supera i 1500 m.
Il terzo accesso al passo che parte da Santa Maria Val Monastero (1375 m s.l.m.) nel comune svizzero di Val Müstair corre in buona parte in territorio elvetico, per poi ricongiungersi in località Giogo di Santa Maria-Passo dell'Umbrail (2503 m s.l.m.) al versante di Bormio, a circa 3 km dalla vetta dello Stelvio. La strada che porta fino al valico italo-svizzero è lunga circa 13 km, si presenta stretta (per 2,5 chilometri sterrata) e pendente, con punte fino al 14% con un dislivello che supera i 1100 m cui si aggiungono poi i 250 m finali in territorio italiano per un totale di quasi 1400 m.
La quota elevata che si raggiunge e la conseguente rarefazione dell'aria complicano ulteriormente la scalata.
Ogni anno vengono organizzate due gare ciclistiche per amatori sulle strade del passo dello Stelvio:
  • a inizio di luglio l'US Bormiese organizza la gara sul versante valtellinese con partenza a Bormio.
  • a metà luglio L'ARSV Vinschgau organizza la gara sul versante altoatesino con partenza a Prato allo Stelvio.

Lo Stelvio e il Giro

Lo Stelvio è diventato famoso nel mondo del ciclismo quando, nel 1953, è stato inserito per la prima volta nel tracciato del Giro d'Italia, ed è stato teatro di una delle ultime grandi imprese di Fausto Coppi: nella penultima tappa, da Bolzano a Bormio, il campione ormai trentaquattrenne staccò il leader della classifica, lo svizzero Hugo Koblet, conquistò la maglia rosa e vinse il suo quinto e ultimo Giro.
In seguito il Giro ha affrontato diverse altre volte lo Stelvio dall'uno o dall'altro versante, più spesso da quello altoatesino. Nel 1975 vi fu posto addirittura l'arrivo dell'ultima tappa, e si assistette a un appassionante duello tra Fausto Bertoglio, leader della classifica, e lo spagnolo Francisco Galdós che lo seguiva a soli 40". Galdos tentò in tutti i modi di staccare Bertoglio, ma dovette accontentarsi della vittoria di tappa: i filmati mostrano l'insolita scena del vincitore che taglia il traguardo a capo chino, mentre il secondo dietro di lui esulta e festeggia a braccia alzate.
Ogni volta che il Giro è passato sullo Stelvio (6 volte dal 1965) questo è stato "Cima Coppi" in quanto passo più alto della corsa. Come tale è stato affrontato nel 1965, 1972, 1975, 1980, 1994 e 2005 (le ultime volte nel versante altoatesino). Nel 2010, per la prima volta, il passo è stato traguardo di una tappa del Giro Donne, il giro d'Italia femminile, che ha visto prevalere la statunitense Mara Abbott.
Nel Giro d'Italia 2012 il valico (versante lombardo) è ritornato al centro dell'attenzione, come arrivo di tappa, insieme al passo del Mortirolo, entrambi scalati nella stessa frazione il 26 maggio[11], che, dichiarata il 29 settembre 2011 in anticipo rispetto alla presentazione ufficiale del giro, il 16 ottobre, ha visto la vittoria finale del belga Thomas de Gendt.
Il transito sul passo era previsto anche nella 19ª tappa del Giro d'Italia 2013 (Ponte di Legno-Val Martello) assieme al passo Gavia, ma a causa delle avverse condizioni meteorologiche i due passaggi sono stati annullati e la tappa prima modificata in più punti e poi definitivamente annullata.[12] La medesima tappa è stata riproposta per il Giro d'Italia 2014 e, seppur in condizioni climatiche difficili (neve durante il passaggio in vetta), ha visto transitare per primo Dario Cataldo. La salita è stata affrontata dal lato di Bormio ed è stata la cima Coppi dell'edizione del 2014.
L'inserimento dello Stelvio nel percorso del Giro presenta sempre qualche rischio logistico: a fine maggio/inizio giugno le condizioni meteorologiche sulle Alpi non sono ancora pienamente stabilizzate come accade invece in piena estate e perciò sono ancora possibili delle nevicate: più di una volta è stato necessario annullare la tappa ripiegando su percorsi alternativi per l'impraticabilità della strada. Assieme all'altra difficoltà logistica, in alcune annate, di sgombrare in tempo la strada dalla neve, sono probabilmente questi i motivi che hanno spinto gli organizzatori del Giro negli ultimi decenni ad evitare sempre più questa ascesa in favore di altre salite tirolesi-valtellinesi meno critiche.


Martedi 12 agosto 2014

Saluti da Porto Ceresio 

(Pòrt Cerési in dialetto varesotto, e semplicemente Porto fino al 1863), è un comune italiano di 3.075 abitanti della provincia di Varese in Lombardia.
Posto sul lago Ceresio, o Lago di Lugano, il comune ha una superficie di 4,8 chilometri quadrati per una densità abitativa di 639,17 abitanti per chilometro quadrato. Sorge a 280 metri sopra il livello del mare.

















domenica 10 agosto 2014

Saluti da ERVE, o Valderf' come era chiamato in passato l'abitato, in riferimento all'omonima Valle in cui è localizzato, si raggiunge percorrendo la strada in accentuato pendio che da Rossino sale verso le pendici del Monte Resegone e costeggia il burrone a picco sul torrente Galavesa.



ll paese, situato ad una altitudine media di 600 metri e diviso longitudinalmente dal torrente Galavesa, è caratterizzato da numerosi ponti che congiungono le case dell'una e dell'altra riva, conferendo all'abitato un aspetto urbanistico molto singolare.



10 agosto - festa della polenta
Tra le numerose frazioni, Nesolio, collegato solo recentemente con una nuova strada agro-silvo-pastorale, pare sia stato il primo insediamento della Val d’Erve; una memoria manoscritta del XIX secolo, conservata presso l'Archivio Parrocchiale, fa cenno alla tradizione per cui una prima presenza umana a Nesolio risalirebbe addirittura all'epoca franca.
L'esistenza dell'abitato di Erve è confermata da documenti del XV secolo: nel 1419, quando i rappresentanti dei Comuni della Valle San Martino, che già dal 1359 si erano uniti per meglio trattare con la città di Bergamo, si recano a Milano per giurare fedeltà a1 nuovo signore Filippo Maria Visconti, gli Ervesi sono rappresentati da un abitante di Rossino.





Erve è poi citata fra le "terre, luoghi, ville e comuni" della Val San Martino negli Statuti della valle stessa, risalenti al 1435. A partire dal 1428 il piccolo abitato alle pendici del Resegone entra nell'orbita della Repubblica di Venezia: iniziano così le contese riguardo al confine fra Stato di Milano e Stato veneto, che si protrarranno per secoli, finché nel Settecento l'occupazione dell'Italia settentrionale da parte dei Francesi guidati da Napoleone, porterà alla nascita della Repubblica Cisalpina.
Erve, dopo aver fatto parte del Dipartimento della Montagna, nell'assetto territoriale definitivo del Regno d’Italia è assegnato al Dipartimento del Serio, Distretto di Bergamo, Cantone di Caprino.
Successivamente, sempre come comune autonomo, entra a far parte della provincia di Bergamo e soltanto nel 1992 viene accorpato, insieme a tutti i comuni della Valle San Martino, alla neonata provincia di Lecco.



Per quanto riguarda l'economia del paese, trattando delle rarità naturali che caratterizzerebbero la zona, il Dizionario odeporico o sia storico -politico - culturale della provincia bergamasca parla dubitativamente della scoperta di una miniera d'oro presso una roccia fra Rossino ed Erve, non scavata per la scarsezza della vena. In realtà le principali fonti di sostentamento degli abitanti erano un tempo la raccolta delle castagne e l'allevamento del bestiame, che d'estate era condotto al pascolo negli alpeggi in quota.
Negli Statuti della Val San Martino, Erve è registrata come terra povera e per questo autorizzata all’allevamento delle capre, mentre i legati e le donazioni alla parrocchia dimostrano l'esistenza di un'economia soprattutto agricola: dalla raccolta delle castagne o del fieno si ricavava il denaro necessario per opere di fede, mentre dalle noci veniva estratto l'olio per l'illuminazione della lampada del Santissimo Sacramento.
Durante tutta la sua storia le precarie condizioni di vita costringono la popolazione di Erve ad emigrare: inizialmente si tratta soprattutto di tornitori e carbonai che si muovono verso Venezia, ma questo flusso migratorio tende ad arrestarsi nell'Ottocento.
Nel corso del XX secolo si assiste ad un nuovo consistente spostamento di popolazione verso Calolziocorte, Lecco e Milano, ma anche Svizzera e Francia, in cerca di migliori condizioni di lavoro.
Le due Guerre Mondiali mettono a dura prova le già diffcili condizioni di vita degli abitanti.
Negli anni quaranta vengono precettati fieno e foraggio per necessità belliche, si procede al censimento dei pollai in quanto parte della produzione di uova deve servire per l'esercito, mentre per sopperire al fabbisogno d carne della popolazione, il Prefetto di Bergamo autorizza la caccia di alcune specie di uccelli.
Tuttavia nel XX secolo un importante traguardo raggiunto a Erve è la costruzione di una nuova strada di accesso al paese.



Dopo che a fine Ottocento se ne era dovuto abbandonare il progetto a causa di un impegno economico che il Comune non poteva sostenere, nel settembre del 1911 viene aperta la nuova strada provinciale carrozzabile da Rossino a Erve: fino a quel momento per la località del Corno, più a monte della nuova strada, passava una mulattiera che portava a Rossino, mentre l'unica altra via di comunicazione per il paese era la mulattiera da Saina a Somasca. Nel 1956 la strada viene asfaltata.
Nella seconda metà del XX secolo Erve diventa oggetto delle attenzioni dei turisti, luogo di villeggiatura per milanesi e brianzoli, attirati soprattutto dalla tranquillità del luogo e dalle bellezze naturali e paesaggistiche.
Ancora oggi numerosi amanti della montagna scelgono Erve come punto di partenza per le loro escursioni.



Mario, abbassa la testa che non si vede il cartello!!!

Inizio del percorso che porta alla cima del Resegone



pronti per il ritorno













lunedì 4 agosto 2014

Conca di Crezzo

domenica 8 agosto

Conca di Crezzo 


Sempre in sella "con ogni condizione climatica"

Nonostante le condizioni climatiche impervie gli imperterriti raggiungono l'obiettivo fregandosene del mal tempo e sperando in un raggio di sole che....... non arriverà.








Ma eccoli, felici e contenti di aver raggiunto la meta.